Davide Abbati

BIO

Mi chiamo Davide Abbati, ho 28 anni e sono nato a Milano, dove tuttora vivo e lavoro come illustratore freelance. Vado in biciletta con il casco, disegno bene solo quando sono da solo e quando non ho idee vado ai giardini pubblici a guardare la gente che gioca a scacchi. Ciao.

IN-

In silenzio non si parla di separazione.La pelle addormentata ricopre le dune dei due corpi cambiando colore ogni volta che la luna azzarda un passo verso il giorno. Ha illuminato il bacino morbido e nudo della donna pressato nell’incavo spigoloso dell’uomo per poi passare alle ginocchia consumate e ai piedi abbandonati. Così verso la sponda del letto con le lenzuola accartocciate fino a raggiungere qualche mobile della stanza: un armadio a quattro ante, una lampada a stelo recuperata in un negozio all’ingrosso e una sedia che a causa della troppa foga è stata scambiata per un attaccapanni.Zitti i muscoli si contraggono e si distendono a ritmo di crociera, il sangue di entrambi ha acquistato la stessa velocità media e gli spasmi giornalieri restano immobili.Un vibrare sommesso scuote i nervi dei due dormienti mentre dietro le palpebre cominciano a delinearsi delle sagome di luce.Le cellule del sonno.Da una nebbia sottile compare una zampetta scura corrugata in tre ramificazioni che terminano in unghie affilate. Una si alza di scatto e veloce si ridistende arruffando una serie di piume bianche raggruppate a batuffoli.Il collo si allunga verso l’alto indicando con il becco bluastro una luce opaca, filtrata dai pensieri. La testa dell’uccello controlla lo spazio ripetutamente e con sollievo trova un altro paio di zampe. In seguito si aggiungono quattro teste, poi gruppi di ali fino ad arrivare ad un’infinità di piume. L’aria è scossa da suoni interrotti e acuti che rimbalzano da un becco all’altro raccontando di prospettive e viaggi futuri. Nella stanza un gatto cammina silenziosamente fino alla sponda del letto e con un balzo si accomoda tra i due corpi.Lo stormo di rondini si alza in volo spaventato e si sentono le ossa degli amanti frinire, scomparendo in un battito d’ali

-CA-

Capitava spesso che sbagliassero strada. Capitava che decidessero insieme di prendere la stessa decisione errata, e questo li faceva ridere. Questa volta non hanno raggiunto il centro città e si sono ritrovati attoroniati da una mandria di vacche ruminanti. In seguito ad una sonora risata il sorriso della donna si spegne a singhiozzi: il marito era già serio.

Stringe il volante e la osserva senza muovere gli occhi dal toro che si avvicina incuriosito dal rosso della vettura.

La donna sospira senza preoccupazione: riprenderanno l’appuntamento la prossima settimana.

Sai, pensano, la relazione amorosa segue la forma dell’incavo. Inizialmente scivola senza fatica in profondità, scoprendo e lasciando coperto.

In un secondo momento si sdraia sull’orizzonte, calda e pensierosa.

Viene definito come il periodo della costruzione di un’abitudine e delle prospettive per un buon futuro.

Infine vola. I casi sono due: o si libra verso l’alto o vola via.

Sai, pensano, sento una punta di malinconia.

Il toro si allontana e il resto della mandria lo segue con le corna ciondolanti che riflettono il sole novembrino.

I due si strappano un sorriso a vicenda per essere stati in grado di rimanere immobili e il motore si riaccende.

-VO

Volevo una scarpa morbida. Volevo che fosse confortevole. Volevo che ci fosse lo spazio necessario per grattarmi i polpastrelli durante i giorni troppo caldi. Non sopporto avere la pelle fradicia di sudore. É un difetto di famiglia: mia nonna è arrivata a non togliersi più le scarpe in pubblico per la vergogna. Ogni volta che la vedevo impazzire per l’umidità mi sono promessa di non crearmi ulteriori motivi di imbarazzo.

Volevo solo qualcosa che calmasse la mia tristezza.

Quando mi è venuta l’idea l’ho trovata geniale, ho sempre adorato il fai-da-te.

Sono andata in bagno dove un giorno di primavera hai sistemato i tuoi attrezzi.

Nel mobiletto di plastica bianca con la maniglia che gira su sé stessa. L’ho fermata, ho tirato per staccare i magneti che lo tengono vagamente chiuso e l’anta mi ha sfiorato la guancia.

Un raggio di sole impoverato si è appoggiato sul tronchese, come un consiglio.

All’inizio non si è rivelato semplice poiché la materia si ribella sempre quando si comincia un lavoro, fino al momento in cui ho spezzato la colonna vertebrale, premendo con le forbici da elettricista nell’incavo del collo.

È crollato il silenzio.

Appoggiando le forbici ho avuto un ripensamento triste. Quel silenzio mi ha ricordato un sogno lontano che ho fatto nel letto accanto a te, una di quelle notti con le mie vertebre contro la tua pancia.

Ho deciso di non farmi distrarre.

Ora il tuo gatto avvoltolato attorno al mio piede è molto comodo.

Sornione come te, il giorno in cui hai deciso di uscire di casa senza finire la tua cena.

Non sono più i croccantini versati ad intervalli regolari che scandiscono il tempo benzsì gli ultimi due graffi sul mio polpaccio che si rimarginano

Testi di

Maddalena Oriani

orianimaddalena@gmail.com

Persei

davide.abbati87@gmail.com

Category
Illustrazione